venerdì 13 giugno 2014

Nessuno in stato vegetativo per un anno può riprendere conoscenza

Nessuno in  stato vegetativo per un anno può riprendere conoscenza.


Questa frase è stata detta da Gary Hartstein, medico anestetista statunitense, delegato medico della FIA per il mondiale di Formula 1 dal 2005 al 2008 al rilascio di alcune sue dichiarazioni sullo stato di Michael Schumacher, noto ex pilota di Formula 1, in stato di coma in seguito ad un incidente avvenuto il 30 dicembre 2013 mentre sciava in Alta Savoia.






Michael Schumacher - fonte wikimedia.org        Gary Hartstein - fonte motorsport.com



Parole dure, dettate dal cuore forse per non illudere i milioni di fans del pilota autimobilistico più seguito della storia. Queste le sue dichiarazioni, la cui fonte è il sito sportivo gazzetta.it:

"Temo, e ne sono quasi certo, che non avremo mai più buone notizie sullo stato di salute di Michael Shumacher. Non ho alcuna informazione diretta ma ritengo che, se ci fossero buone notizie, saremmo stati informati. Non avrebbe senso di non dare ai fans buone notizie, se ci fossero. Le possibilità di risveglio diminuiscono con il passare delle settimane e diventano minime dopo sei mesi: nessuna persona in stato vegetativo per un anno può riprendere conoscenza"  

Un discorso toccante, pieno di profonde verità, ma con una grossa imprecisione. Per comprenderla bisogna capire cos'è lo stato vegetativo, uno stato clinico in cui il paziente è sveglio (con occhi aperti) ma non cosciente. Esistono numerose fonti di informazione dove è possibile fare ricerche sullo stato vegetativo, una delle più efficienti è il sito statovegetativo.it; ed è proprio in quel sito che è iniziata la mia ricerca. Possibile che dopo un anno in questo stato nessuno si sia mai risvegliato? Come si evince dal paragrafo "Ma allora perchè spesso si sente di casi che recuperano il contenuto di coscienza a distanza di molti anni?" 1 anno è un lasso di tempo dopo il quale le speranze di recupero si riducoino drasticamente, ma non un limite assoluto che pone fine ad ogni speranza. 

Non mancano infatti alcuni esempi di persone risvegliate dopo molto tempo. Una di queste è Gary Dockery, poliziotto statunitense rimasto in coma per 7 anni e mezzo. Vi sono anche persone italiane che hanno avuto la fortuna di risvegliarsi dopo lungo tempo, come Salvatore Crisafulli, rimasto in stato vegetativo per più di due anni. Altri casi di risveglio potete leggerli nel seguente articolo, tratto dal sito documentazione.info.

E' pertanto un'inesattezza dire che è impossibile che il campione Michael Schumacher si risvegli, tuttavia è sbagliato lasciare una dichiarazione che possa deprimere non solo i suoi ammiratori, ma anche i familiari di tutte quelle persone che si trovano nella sua stessa situazione. Solo in Italia se ne contano 1500 ed il numero è in aumento [fonte statovegetativo.it].

Giuseppe Tomis - @peTomis




"Allarme terremoto": l'App che ti illude

Fonte immagine: investireoggi.it

Questa app, acquistabile nell'Apple Store, fu una delle più vendute in Italia dopo il terremoto del 20 maggio 2012 in Emilia Romagna. Ideata dall'imprenditore Samuele Landi e messa in commercio dalla compagnia Bravotelco, l'applicazione è in grado di prevenire i terremoti, fornendo un allarme in anticipo rispetto alle scosse violenti che potrebbero raggiungere l'area in cui sei residente; pertanto, grazie al suo aitante e ben riconoscibile suono, ti permette di dormire sonni tranquilli.

Ma com'è possibile che una semplice app possa prevedere i terremoti, mentre i più avanzati e sofisticati strumenti scientifici a disposizione dei sismologi non ci riescano?

Innanzitutto, è vero che "Allarme Terremoto" genera un allarme quando il giroscopio dell'Iphone percepisce una scossa, ma ciò avviene poco prima che si verifichi il terremoto ,se davvero avviene, e l'applicazione deve essere aperta. Ciò vuol dire che ogni notte bisogna tenerla attiva e "l'allarme suona più o meno ogni ora, ma del terremoto neanche l'ombra", scrive un commentatore. Infatti tra i vari commenti e valutazioni inerenti all'applicazione, si nota che gli utenti non sono molto entusiasti: "l'app segnala allarmi in assenza di onde sismiche", "soldi buttati".

In effetti, difficilmente un'applicazione per iphone può prevedere terremoti!

Fonte immagine: conoscoimparoprevengo.net

A tal proposito, nel giornale La Repubblica, è presente un'intervista a Gianluca Valensise, geofisico dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia italiano (INGV),che spiega ciò che si può o non si può prevedere di un terremoto.

Innanzitutto si può intuire, dallo spostamento relativo delle faglie, l'origine del terremoto e la magnitudo massima attesa, ma indubbiamente non si può predire il momento in cui avviene e difficilmente in un futuro non lontano ciò è possibile.



Qual è il motivo per cui allora è stata creata questa applicazione?

E soprattutto, con quale audacia può esser stata pubblicata un'applicazione del genere, oltretutto a pagamento,con tutti i sismi che avvengono e i conseguenti danni provocati?

Beh, è difficile dare una risposta sensata. In un articolo pubblicato dal Messaggero, Pietro Giordano, segretario generale di Adiconsum, non esitò a parlare di sciacallaggio. Certamente un termine un po' forte, ma che rende sull'imperizia e speculazione mediatica. In effetti l'applicazione, pubblicata prima del terremoto in Emilia al prezzo di 0.79€, raddoppiò il suo costo dopo l'imprevedibile e catastrofico avvenimento romagnolo, approfittando dell'ingenuità e della paura della gente: chi non acquisterebbe un'app che gli può salvar la vita al solo costo di 1,59€.

Su Apple Store, vi sono diverse applicazioni che riguardano i terremoti, come "Terremoto" o "Terremoti Italia", ma, a differenza di "Allarme Terremoto", offrono informazioni su scosse avvenute in passato, basandosi sui dati forniti dai vari istituti di geofisica e vulcanologia internazionali;

Pertanto, il mio consiglio è di non acquistare questa applicazione e, quando leggete qualcosa di sospettoso, di fidarvi delle vostre conoscenze e di informarvi a riguardo, perchè al mondo esiste pubblicità ingannevole creata professionalmente.



Antonio Melone

Social network, notizie, pubblicità tre mondi collegati!

I social network sono diventati il principale canale di comunicazione dell'era moderna. La novità, rispetto ai mezzi tradizionali, è che sono canali bidirezionali, permettono alle persone di essere allo stesso tempo riceventi ed attivi diffusori di notizie. Questo offre la possibilità all'informazione di propagarsi in maniera virale in tempi molto più brevi di un tempo.


                                                                Fonte immagine: Pew Research Center 

Sicuramente la trasmissione di notizie è solo una parte della comunicazione nei social network (infatti come si vede dal grafico soprastante solo il 30% degli americani ha dichiarato di ricercare le notizie su facebook) ma ha una rilevanza notevole. Ma chi immette le informazione nel sistema? Oltre ai soggetti classici, giornali, televisioni, agenzie di stampa vi sono altri soggetti che vanno dai siti specializzati ai singoli utenti organizzati o meno.


Ovviamente l'autorevolezza non è la stessa per tutti ma l'effetto può essere comunque notevole. Chi sa utilizzare al meglio i social network può rendere le "proprie" informazioni più appetibili per la rete, creando un ingente traffico sul proprio sito quindi anche al di fuori del Social. L'interesse che hanno è sicuramente quello che dal social network gli utenti raggiungano siti esterni dove con banner pubblicitari fanno il loro profitto! Ma vediamo le caratteristiche che hanno le notizie che vengono diffuse per scopo di lucro.

L'obbiettivo principale delle testate è la condivisone. Per fare ciò devono far si che la notizia sia accompagnata da video, immagine o una frase che incuriosisca per rendere il contenuto più accattivante. Ma il segreto più importante è quello di non far capire al lettore l'intera notizie e in questo modo obbligarlo ad aprire il sito sorgente dell'informazione. Ma vediamo un esempio:


                                                                             Fonte immagine: Facebook
                                                                           
La notizia sopra riportata è la rappresentazione perfetta di quanto detto prima. L'ho trovata su facebook insieme a tante altre dello stesso tipo. Come si può notare presenta l'immagine e la frase per fare incuriosire il lettore. Infine una volta attirata la sua attenzione non rivela subito il finale ma lascia in sospeso il tutto con quel ”purtroppo è...” che dovrebbe incuriosire il lettore. Altro dettaglio non da poco solo le frasi sopra l'immagine “noo non ci posso credere” che servono ad attirare ancora di più il lettore ma che alla lunga se non sono supportate dal successivo stupore portano ad identificare il monito come una sorta di “al lupo al lupo”.

In sintesi i social network sono inseriti in una rete più ampia che comprende l'intero web e l'intero universo dei mezzi di comunicazione.


Simone Torrese

giovedì 12 giugno 2014

Perchè i bugiardi mentono?

Che vogliate ammetterlo o no, tutti noi siamo bugiardi.


Le menzogne sono all'ordine del giorno. Le si ascoltano nelle discussioni, popolano i social network e si diffondono nel web. Ma cosa spinge l'essere umano a mentire? 

Secondo uno studio dello psicologo Robert Feldman dell'Università del Massachusetts, il mentire è un riflesso inconscio atto a difendere la propria autostima, spesso prodotto da un senso di inadeguatezza nei confronti dell'ambiente esterno. Queste sono le cosidette "bugie bianche" approfondite in questo interessante e divertente monologo di Pamela Meyer:




Le ragioni per cui mentiamo sono molteplici: per  salvare la faccia, per spostare la colpa o evitare il confronto, per vantarsi o per sentirsi meglio con se stessi. Non si può dire la stessa cosa quando si parla di una bufala. Come viene ben spiegato in questo articolo, l'hoaxer (colui che diffonde bufale) non è mai esposto al giudizio altrui, dunque le motivazioni devono per forza ricadere sul tornaconto personale. Queste vengono analizzate in un post del criptozoologo Loren Coleman per quanto riguarda il suo campo di ricerca, ma generalizzando possiamo identificare due grandi gruppi. 


Fonte: Flickr - photo sharing

L'hoaxer può essere una singola persona. Allora la bufala spesso nasce da un post o un'immagine, creata per divertimento o per scherzo, magari all'interno di una piccola cerchia di amici e poi diffusa sul web e solo successivamente mal interpretata. Qualcuno sembra invece aver avuto un bisogno psicologico di media-attenzione, con un conseguente, seppur temporaneo, senso di celebrità. In altri casi, episodi privati (dovuti a vendette, sfoghi di rabbia, calunnie...) possono ottenere incidentalmente l'attenzione dei media locali, col rischio di perdere l'originale  movente, rendendo così più difficile la confutazione della notizia. 

Secondo il mio modesto parere, più una bufala è ben studiata e articolata e maggiori sono le probabilità che si diffonda. Un unico individuo, soprattutto se di mediocre cultura, difficilmente riesce a creare una falsa notizia in grado di esser ritenuta credibile da un gran numero di persone; un compito che risulterebbe molto più facile a un'azienda, un ente, un'organizzazione, una lobby, un giornale. Molte bufale nascono infatti per scopi economici o politici, per screditare una società o al contrario promuovere un prodotto, un'idea o un progetto. Attirare l'attenzione e creare audience ormai è diventato il fattore principale per avere successo. Cosa può farlo meglio di una bufala?


Fonte: Funpicc

Vi è un'ultima causa che porta alla diffusione delle bufale: l'ignoranza e l'incomprensione. Vi ricordate il gioco del telefono senza fili? Si è tutti seduti in cerchio e si sussurra una parola nell'orecchio del vicino, una volta completato il giro la parola viene detta ad alta voce e spesso non coincide con quella iniziale. Ecco un bel paragone che mostra quanto pericolosa sia la condivisione delle notizie nel web: in questo modo infatti può capitare che la notizia cambi man mano che viene riportata e raccontata, fino a diventare tutt'altra.


Fonte: The Nation


Come disse lo scrittore Mark Twain: "è più facile ingannare le persone che convincerle che sono state ingannate". Considerando tutti questi "moventi" che spingono a mentire e perseverare nel mentire, come faremo a combattere le bufale e la mala informazione? 


Adriele Burco








mercoledì 4 giugno 2014

La dieta del ghiaccio

LA DIETA DEL GHIACCIO

Fonte immagine: staticflickr.com

Cari lettori,
ho trovato un articolo interessante su una dieta proposta da Brian Weiner, Professore presso l'Università di San Francisco, la quale afferma che è possible perdere peso assumendo un'elevata quantità di ghiaccio. Così facendo, stando a quanto affermato dal Professore, il nostro corpo si troverebbe costretto a consumare calorie per mantenere la temperatura corporea sotto controllo il che comporterebbe una perdita di peso.
Purtroppo l'esperto Brian pare non abbia preso in considerazione i "pro" ma non i "contro" della sua dieta., come i danni provocati dall'ingerimento di troppo ghiaccio al nostro organismo. Interessanti argomentazioni sono quelle proposte dal sito Italia Salute nell'articolo raggiungibile dal seguente link .
Lascio quindi voi interessati alla lettura dell'articolo!
Giuseppe - @peTomis
Fonti:
Italia Salute - Portale italiano di salute e medicina.

Licenza Creative Commons
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione 4.0 Internazionale