mercoledì 30 aprile 2014

Bufale in arrivo?Pronti a smascherarle!

Oggi giorno, con l'avvento di internet è notevolmente aumentata la produzione di news non sempre attendibili. Non solo su Internet, ma anche su altri mezzi di comunicazione, quali i giornali o la televisione, possiamo imbatterci in bufale; pertanto, come facciamo, noi utenti succubi di questi bombardamenti, a non essere abbindolati da questa "spazzatura mediatica"?

Premettendo che in qualche caso è molto difficile giungere alla verità, fornirò a voi lettori alcuni metodi per identificare una bufala, ispirandomi all'articolo "Crap detector – Il sensore di boiate" del giornalista e scrittore italiano Luca De Biase. Essi sono:

-Chiedersi chi è l'autore(se è ignoto la probabilità di bufala è molto elevata);

-Informarsi sull'autore (interessi, professione attuale e passata) e cosa ne pensano gli altri;

-Valutare il design del sito;

-Assicurarsi che siano presenti documenti e link che attestino ciò che afferma;

-Vedere se altri hanno linkato e menzionato questa pagina;

-Ricordarsi che non si è paranoici se si sospetta che alcuni siti siano stati creati per imbrogliarti;

-Triangola: documentarsi sull'argomento passando in rassegna almeno tre punti di vista diversi.

Ecco a voi una news che circolava poco tempo fa su Facebook:


SPOSA SPARA IN ARIA PER FESTEGGIARE E UCCIDE OTTO PERSONE

notiziepericolose.blogspot.it






Chiaramente una notizia terribile e sconvolgente! Ma non fermiamoci all'apparenza e indaghiamo. Innanzitutto cliccando sul link dato, ci imbattiamo in un sito il cui motto è "Dove la leggenda diventa notizia". Un motto che già di per sè ci fa sospettare, ma approfondiamo. Leggendo l'articolo ci rendiamo conto che l'autore non è specificato e mancano le fonti. Inoltre, documentandoci non vi è riscontro di questo incidente e difficilmente un evento cosi' tragico passa inosservato; pertanto si tratta fondamentalmente di una vera e propria bufala.

Arrivati a questo punto, vi invito ad un'attenta e approfondita analisi di qualsivoglia messaggio giunto al vostro orecchio: purtroppo le news, vuoi per negligenza, vuoi per imprudenza o vuoi per un preciso e spiccato disegno, possono informare e formare gli utenti in maniera distorta.


Antonio Melone

Manuale del giovane cacciatore di bufale!




Sarà vero? Vi siete mai posti questa domanda nel leggere un articolo su internet o dopo aver visto un servizio al telegiornale?
Se lo avete fatto, bene, altrimenti vi conviene incominciare. Infatti facendo più attenzione si può facilmente scoprire che molte notizie sono in realtà delle cosiddette “bufale”.
Ma come riconoscerle?
La prima cosa importante è il nostro atteggiamento nei confronti delle notizie, non dobbiamo essere assolutamente passivi e avere il coraggio e la voglia di essere scettici. Come dice uno dei più importanti smascheratori di bufale Paolo Attivissimo “tutti gli appelli che ricevo sono bufale fino a prova contraria”. Questa trasformazione ci permetterà di smascherare molte bufale perché nella maggior parte dei casi le false notizie necessitano solo di un po' di diffidenza per scoprire l'ingannevole natura.

Ma quali strumenti può utilizzare una persona normale per non cadere nelle trappole nascoste nelle news continue che la rete e i giornali ci propongono?
L'arma più affilata è sicuramente il buon senso, una notizia che appare incredibile molto probabilmente non è veramente credibile e quindi falsa.


Avete avuto paura anche voi? Perché terrorizzò i cittadini americani!
Questo video, in realtà, è la registrazione di uno sceneggiato radiofonico realizzato dal famoso regista americano Orson Welles. Trasmesso il 30 ottobre del 1938 dalla CBS, una delle maggiori emittenti statunitense, provocò il panico in tutta l'America. “Le case si svuotarono e le chiese si riempirono” disse lo stesso regista. Per fortuna era una grande bufala perché a dare i comunicati dello fantomatico sbarco alieno non era altro che Orson Welles che aveva messo in scena questo melodramma (La guerra dei mondi).
Sicuramente il buon senso tra i cittadini americani avrebbe evitato inutili allarmismi e panico.

Un altro punto importante per non cadere facili prede di bufale è sicuramente la ricerca in rete, la cosiddetta “triangolazione”, non fermarti a quello che leggi ma controlla chi è l'autore e se aveva interessi a scrivere determinate cose. Verifica che non sia già sta sbugiardata da qualche sito “antibufala”. Riscontrare se qualche testata autorevole riporta la notizia poiché anche se ciò non è sempre sinonimo di affidabilità ci dà un ulteriore supporto.

Tutto questo potrebbe scoraggiare qualcuno dal ricercare notizie ma in realtà la rete è una risorsa perché rappresenta l'intelligenza collettiva come sosteneva già Abramo Lincoln Si può ingannare poca gente per tanto tempo o tanta gente per poco tempo mai tanta gente per tanto tempo “. Questa consapevolezza rende la rete il problema e la soluzione. Ci espone al pericolo di essere ingannati ma ci dà anche la possibilità di essere più informati e attivi nella ricerca e nella diffusione delle notizie.
Ci rende insomma liberi.

SIMONE TORRESE

Fonti:



Hey! What's up?



Navigando in rete qualche giorno fa mi sono imbattuto in una notizia alquanto curiosa: la chiusura di WhatsApp, nota piattaforma mobile che consente di scambiare messaggi di testo e/o vocali.

Indubbiamente si trattava di una notizia bomba nel campo della telefonia: WhatsApp è stata acquistata a febbraio dell'anno corrente da Mark Zuckerberg, proprietario del famoso social network Facebook, per la cifra di 16 miliardi di dollari.

Tuttavia c'era un particolare che mi incuriosiva: perchè avrebbe dovuto acquistare una piattaforma simile per poi chiuderla? Incoraggiato dalla mia curiosità ho iniziato le mie ricerche che mi hanno condotto a svariati articoli, dai blog in rete alle foto di alcuni tra i quotidiani più famosi, quali "Repubblica" e "Il sole 24 ore", che parlavano della chiusura di WhatsApp.

Articolo del 16 Aprile 2014 comparso su "Repubblica" sulla chiusura di WhatsApp


In tutti questi articoli la situazione era la stessa: WhatsApp sarebbe stato chiuso da Facebook per obbligare gli attuali possessori dell'applicazione ad usare il suo servizio di messaggistica.

Vi era però un piccolo particolare che mi incuriosiva: gli articoli rintracciabili sul web che parlavano di questo evento erano solamente in italiano. Come era possibile che non esistessero articoli né in inglese, né in nessun'altra lingua straniera? Una simile notizia non poteva essersi diffusa solamente in Italia.

Scettico sul fatto che l'informazione fosse trapelata solamente nel Bel Paese ho continuato le mie ricerche e, dopo svariati articoli, ho trovato la fonte di questa notizia, un articolo dal titolo: "What'sApp with that? Facebook is to shut down its popular chat function forcing users to download its Messenger app" pubblicato da DailyMail il 16 aprile 2014.

L'articolo è leggibile utilizzando questo link.

Il succo di questo articolo è che Facebook ha intenzione di creare un'applicazione chiamata Messenger pronta ad unire le funzionalità di WhatsApp con quelle di Facebook, consentendo un invio più semplice e veloce dei messaggi indirizzati ai nostri interlocutori. Il concetto è ben differente: una fusione delle due applicazioni, ovvero il reale progetto, consente di utilizzarle entrambe in modo più facile e intuitivo. La cancellazione di WhatsApp invece avrebbe costretto gli utenti ad aggiungere tutti i contatti telefonici sul social network per poter comunicare con loro. Si tratta quindi di una traduzione errata che ha generato una notizia falsa che si è poi diffusa "a macchia d'olio" nel web e nei giornali italiani.

Se utilizzate WhatsApp potete quindi stare tranquilli: nessuna chiusura è in progetto!

Giuseppe Tomis - @peTomis




Fonti:
chefuturo.it - Lunario dell'innovazione italiana
iltempo.it - Quotidiano di Roma
DailyMail.co.uk - Sito anglosassone che tratta di notizie provenienti da tutto il mondo
ilfattoquotidiano.it - News su politica, cronaca, giustizia ed economia

martedì 15 aprile 2014

Perchè Bufale Bill? Le motivazioni dietro le quinte.

Siete stanchi di navigare in un mare di bugie?
Non sapete come nuotarci dentro?
Ecco la vostra isola di salvezza: Bufale Bill.





Perché abbiamo scelto come nome Bufale Bill? L'idea è nata dall'assonanza con Buffalo Bill, un famoso personaggio che guadagnò tale pseudonimo dopo aver vinto una gara di caccia al bisonte. Infatti è proprio bisonte la giusta traduzione dall'inglese di Buffalo: il bufalo è invece della stessa famiglia ma ha una conformazione corporea differente. Basandoci su questo errore comune, il significato del titolo diventa: "la Cacciatrice di Bufale". Inoltre, ricordando uno dei tanti usi della parola Bill, potremmo interpretare Bufale Bill come "il Manifesto delle Bufale". In entrambi i casi si evidenzia lo scopo principale del Blog: ricercare e raccogliere il numero più grande possibile di bufale. 


Ma quale fu il vero motivo che mi ha portato a considerare questa problematica? Nacque tutto per un fatto di esperienza personale: rimasi fregato per l'ennesima volta da una bufala sul web. Ecco un video che girava su Facebook intitolato First Kiss.




Bellissimo video, pieno di emozioni, interessante. Nel giro di un mese ha fatto il giro del mondo; quasi ottanta milioni di visualizzazioni, più dell'intera popolazione italiana. Tra le migliaia di "mi piace", troviamo anche gente entusiasta che commenta: «È la prova che il colpo di fulmine esiste». Purtroppo qualche giorno dopo mi imbatto in un video pubblicato da repubblica: "First Kiss", a Torino i baci sono veri.




Proiettati nel cuore di Torino, da Piazza Castello a Porta Nuova, ci vengono riproposte le stesse intense scene. Questa volta però, scrive il giornalista, sono vere: "Perché la realtà è più bella della finzione...". Si scoprì infatti che First Kiss null'altro era che uno spot pubblicitario di abbigliamento, dove gli attori vennero pagati per ciascun bacio dato. Se volete approfondire ecco un interessante articolo che spiega dettagliamente come si è diffuso il video. 


Non solo mi lasciò deluso, ma mi permise di riflettere su quanto spesso prendiamo per vero ciò che viene diffuso sul web, senza nemmeno conoscerne la fonte. Il problema è che nemmeno della veridicità della seconda notizia abbiamo una salda certezza, però ci "fidiamo della serietà" della nostra fonte: Repubblica. L'obbiettivo del blog è dunque quello di mostrare come spesso veniamo "presi in giro" e come non sempre sia facile giungere ad una conclusione sicura. Mostreremo però alcune accortezze che ci permetteranno di ridurne i rischi.


Adriele Burco









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